Soggetto dominante: facciamo un po’ di chiarezza
Ancora oggi, non di rado e purtroppo anche da alcuni addetti ai lavori, esiste la convinzione che per gestire correttamente un cane in famiglia si debba diventare il capobranco, il soggetto dominante e imporre la propria supremazia con autorità e forza, non disdegnando neppure l’uso di mezzi coercitivi.
Questa errata convinzione di dominanza è nata parecchi anni fa (anni ’40) basandosi sull’osservazione di lupi in cattività, ossia soggetti prelevati dal loro ambiente naturale ed inseriti a forza in un ambiente a loro sconosciuto, insieme ad altri lupi che non avevano alcun legame in comune tra loro. Rudolf Schenkel, studioso di comportamento animale, nel 1947 pubblicò l’articolo “Expressions Studies on Wolves” in cui introduceva il concetto di lupo alfa. Tale concetto è stato ripreso anche dal biologo naturalista David Mech nel suo libro “The wolf: the ecology and behavior of an endangered species”, pubblicato nel 1970.
Le osservazioni hanno portato a considerare il branco di lupi come una struttura piramidale, estremamente gerarchica e rigida anche se non stabile nel tempo, con un capo al vertice e a scendere vari livelli di subordinati, ognuno con un compito ben definito. In una tale situazione l’accesso alle varie risorse, quali ad esempio il cibo o le femmine per l’accoppiamento, sono riservate innanzitutto ad un solo individuo, quello che si impone con la forza e sottomette gli altri, diventando il capo branco (maschio alfa). Per lo stesso motivo si potrà assistere frequentemente a lotte gerarchiche, anche cruente, per ottenere la leadership, spodestando il soggetto alfa di turno e anche a lotte tra altri individui subordinati, sempre pronti a risalire la scala gerarchica.
Se applichiamo questo modello al gruppo misto cane-uomo e basandosi sulla convinzione che il soggetto alfa sia l’uomo, si arriva alla conclusione che il cane debba essere sottomesso e controllato anche con forza e autorità. Ne scaturisce che il cane, se sufficientemente docile (attenzione docilità non è sinonimo di bontà ma è la tendenza a riconoscere l’uomo come proprio referente e a collaborare con lui), ubbidirà al proprio proprietario, ma sarà un legame creato più sulla paura della punizione, che non sul rispetto e fiducia reciproca.
Successive ricerche, anche dello stesso Mech, confutano tale teoria, basandosi questa volta sullo studio di lupi allo stato naturale.
Nel 1999 viene pubblicato, sul Canadian Journal of Zoology, l’articolo di Mech “Alpha Status, Dominance, and Division of Labor in Wolf Packs”, che sancisce un punto di svolta nella comprensione della struttura del branco.
Tali studi hanno rilevato che i branchi di lupi sono semplicemente delle famiglie: due genitori insieme ai loro cuccioli, una o anche più cucciolate successive. I lupi di queste famiglie si conoscono da intere generazioni, ed è molto improbabile che un lupo estraneo possa essere ammesso all’interno di un altro branco.
Non è presente nel branco una rigida gerarchia con leader e subalterni. I soggetti “alfa” sono semplicemente i “genitori” e i piccoli seguono le indicazoni dei genitori, così come accade in ogni gruppo sociale. Ovviamente poi, come in tutte le comunità, ci devono essere delle regole da rispettare e dei compiti da eseguire, per una pacifica e proficua convivenza. Cosi’ alcuni individui si occuperanno della caccia, altri della difesa del territorio, altri ancora della protezione dei cuccioli, eccetera. Il tutto in estrema armonia. Le risse, differentemente da quanto accade nei lupi in cattività, sono molto rare e spesso solo ritualizzate. Nessuno infatti deve ferirsi gravemente per non compromettere la stabilità e la sopravvivenza del branco stesso.
Trasferendo questa visione al contesto familiare, quello che dobbiamo fare è cercare di creare una relazione, col nostro cane, basata sulla fiducia e rispetto reciproco. Non abbiamo alcun bisogno di essere il soggetto alfa, dobbiamo diventare autorevoli senza essere autoritari, dobbiamo guadagnarci il suo rispetto e la sua stima, dimostrandoci capaci di essere la sua guida, la sua base sicura a cui appoggiarsi, socializzandolo correttamente e fornendogli le adeguate competenze per vivere nel nostro ambiente urbano, a lui non congeniale.
Evitiamo quindi di dire e fare alcune sciocchezze come “il cane deve mangiare dopo di noi”, “dobbiamo entrare per primi dalle porte” o “il cane non può dormire sul divano o sul letto”. Assolutamente non diventerà dominante per questo!” (In natura, in caso di risorse scarse, i genitori lupi si preoccupano di far mangiare per primi i cuccioli!!)
Ma attenzione a non esagerare nell’altro senso e permettere al cane di fare qualunque cosa, senza controllo e senza dare nessuna regola di convivenza. Potreste ritrovarvi con un “tiranno” pronto a gestirvi e controllarvi in tutte le attività.